domenica 4 gennaio 2015

Viva il vino spumeggiante

.(un brindisi rusticano)

Ma non c’è solo il Chianti. Anche se la viticoltura moderna incomincia da qui. 
A Coltibuono i monaci piantano vigna alla Badia verso il 1050. S.Maria Novella si chiamava in quel periodo, non per nulla, S.Maria delle Vigne. 
All’inizio del XIV secolo, Dante parla della vernaccia di S.Gimignano nella Divina Commedia. 
I vini e vitigni della Toscana sono spesso citati in documenti e storie per la loro bontà. 
Nel 1716 Cosimo III promulga il bando “ Sopra la Dichiarazione dé Confini delle quattro Regioni Chianti, Pomino, Carmignano, e Val d'Arno di Sopra”, in cui si specificano i confini delle zone di produzione dei vini citati. Istituisce contemporaneamente una “Congregazione” di vigilanza del commercio dei vini e contro le frodi. 
In pratica una dichiarazione di origine controllata per il vino. Il nucleo iniziale riguarda i comuni di Castellina, Gaiole, Radda (lega del Chianti dal XIII secolo). Questo è anche il nucleo iniziale del Chianti Classico. 
Attualmente sono definite le seguenti zone di produzione del vino Chianti : 
Classico, 
Colli senesi, 
Colli fiorentini, 
Rufina, 
Colli aretini, 
Montalbano, 
Colline pisane e, ultimamente, 
Montespertoli. 
All’interno di questo territorio, piuttosto ampio si trovano zone in cui la coltivazione della vite e la produzione del vino raggiungono risultati assai ragguardevoli. [52] 
Iniziamo da S.Gimignano la città delle torri, anche perché la vernaccia è così anticamente citata (notare : è un vino bianco). Vernaccia in purezza (colore giallo paglierino tenue tendente al dorato con l'invecchiamento; odore fine, penetrante, caratteristico; sapore asciutto, armonico, con caratteristico retrogusto amarognolo; circa dodici gradi) [53]. 
Scendiamo dall’Elsa verso l’Ombrone, dopo aver superato Monte Oliveto Maggiore, e l’Orcia. A Montalcino si produce uno dei grandi rossi, capace di invecchiare per decine di anni migliorando le sue caratteristiche : il Brunello, nome del vino, nome locale dell’uva, che è sangiovese con la buccia spessa (colore rosso rubino intenso tendente al granato; odore caratteristico ed intenso; sapore asciutto, caldo, un po' tannico, robusto, armonico, persistente; invecchiamento di cinque-sei anni presso il produttore; circa tredici gradi). Si produce anche un Rosso di Montalcino con lo stesso sangiovese che viene immesso al consumo un anno dopo la vendemmia. E anche un vino dolce di uva Moscato bianco (colore dal giallo paglierino al giallo dorato; odore caratteristico, delicato e persistente; sapore aromatico, dolce ed armonico; circa dodici gradi). 
In direzione della Val di Chiana e oltrepassando Pienza si trova Montepulciano e qui una nuova incarnazione (diciamo così) dell’uva sangiovese : il Prugnolo gentile, in miscela col canaiolo e pochi altri in piccole percentuali (colore rubino tendente al granato con l'invecchiamento; profumo intenso, etereo, caratteristico; sapore asciutto, equilibrato e persistente, con possibile sentore di legno; invecchiamento presso il produttore di due-tre anni; circa tredici gradi). Con lo stessa miscela del Vino Nobile si produce anche un Rosso di Montepulciano che viene immesso al consumo per la Pasqua successiva alla vendemmia. In Valdichiana troviamo un esempio d’uso dell’uva trebbiano, e altre, per produrre vino bianco apprezzato da centinaia d’anni. Questo Bianco Vergine, assai pallido ha due caratteristiche particolari : il pallore e un sapore vagamente ammandorlato (colore paglierino, anche con riflessi verdognoli; profumo neutro, caratteristico, ricco di delicato e gradevole profumo; sapore asciutto, anche con lieve retrogusto di mandorla amara; circa dieci gradi). 
Allontanandosi da Cortona e scendendo verso sud siamo in breve tra Fiora, Albegna e Ombrone, l’uva sangiovese inventa un nuovo nome e diventa Morellino, lo stesso del vino prodotto usando anche piccole quantità di canaiolo, ciliegiolo, malvasia (colore rosso rubino tendente al granato con l'invecchiamento, di limpidezza brillante; odore profumato, etereo, intenso, gradevole, fine; sapore  asciutto, caldo, leggermente tannico, con eventuale sentore di legno; circa tredici gradi). Appena a fianco la zona di Pitigliano, nota anche come “piccola Gerusalemme” per l’eredità della cultura ebraica, e del Bianco omonimo che, insieme a greco, malvasia e verdello traduce in vino l’uva trebbiano, pratica assai comune in tutta la Toscana (colore paglierino con riflessi verdolini; odore delicato; sapore asciutto, vivace, neutro, con fondo leggermente amarognolo, di medio corpo, morbido; circa dodici gradi). 
Dirigendo verso il mare s’incomincia a trovare l’uva Ansonica e il vino omonimo prodotto, tra Maremma, Orbetello e Argentario e all’Isola del Giglio (colore giallo paglierino più o meno intenso; odore caratteristico, leggermente fruttato; sapore asciutto, morbido, vivace ed armonico; circa dodici gradi). 
Anche all’Isola d’Elba si produce Ansonica. E si ritrova il Moscato bianco (colore dal paglierino intenso all'ambrato; odore intenso, caratteristico; sapore dall'amabile al dolce, armonico e vellutato; più di tredici gradi). L’uva Aleatico viene considerata una mutazione genetica del moscato bianco e usata per produrre il vino passito con lo stesso nome (colore dal rosso rubino intenso al rosso cupo; odore spiccato e caratteristico; sapore dall'amabile al dolce, ricco di corpo, armonico; circa quindici gradi). 
Si ritorna sulla terraferma dalle parti di Piombino e Populonia. Da qui a Bolgheri è un lampo. In questa zona sono stati impiantati vigneti di Cabernet verso la metà del secolo passato. Il risultato è nel Sassicaia : vino da cabernet sauvignon e franc invecchiato tre anni presso il produttore (colore rosso rubino intenso o granato; odore vinoso, ricco ed elegante; sapore asciutto, pieno, robusto e armonico, con buona elegante struttura; circa dodici gradi). C’è poi il Bolgheri rosso da uve cabernet/merlot/sangiovese come vitigno predominante, invecchiato almeno due anni presso il produttore (colore da rosso rubino a granato; odore intensamente vinoso; sapore asciutto, armonico; circa dodici gradi). 
Risalendo ancora verso nord si può proseguire fino alle Apuane per trovare le miscele di vermentino che compongono il Candia (colore giallo paglierino più o meno intenso; profumo delicato, intenso, caratteristico; di sapore asciutto, talvolta morbido, fruttato, pieno, armonico, con retrogusto amarognolo; circa dodici gradi). Arrivati al Magra si è in Lunigiana, il vermentino da solo fornisce il bianco di Luni (colore paglierino più o meno intenso; odore intenso, caratteristico, fruttato; sapore asciutto, armonico, delicatamente mandorlato; circa dodici gradi). 
Oppure piegare verso l’interno. Risalire il Serchio, oltrepassare Lucca , raggiungendo Montecarlo e il suo bianco dall’uvaggio internazionale, pinot, roussanne, sauvignon, semillon, vermentino, amalgamati nel trebbiano toscano (colore paglierino più o meno intenso, limpidezza brillante; odore delicato, caratteristico; sapore asciutto, delicato, armonico; circa dodici gradi).
Proseguire poi per la Valdinievole a trovare il vino bianco omonimo prodotto da uve trebbiano e malvasia. Questa mescolanza di uve non è certo una novità, come si è visto finora. Le piccole aggiunte di altre uve però danno una qualche particolarità ai vini bianchi toscani, soprattutto nel colore. In questo caso, aggiunta di canaiolo e vermentino, invece del più probabile colore paglierino usuale per la coppia trebbianomalvasia, si ottiene un giallo dorato (colore giallo dorato chiaro, tendente al paglierino; odore lievemente vinoso, gradevole; sapore secco, vivace, armonico, talvolta leggermente tendente al frizzante; circa undici gradi). 
Siamo alle pendici del Montalbano. Il versante orientale è una delle sedi del bando di Cosimo III nel 1716. Gli etruschi ci facevano vino (ritrovati utensili da cantina e recipienti da vino), la prima citazione del vino è alla fine del XIV secolo (conferma da Ser Lapo Mazzei a Francesco di Marco Datini, di aver acquistato vino “Charmignano” per la sua cantina). L’uva Sauvignon (detta localmente “uva Francesca”), che i Medici hanno fatto venire dalla Francia, si aggiunge al “sangioveto” fin dal XVII secolo [54] . Con la composizione di sangiovese e canaiolo, più cabernet franc e/o sauvignon più altre eventuali si producono il “Carmignano” (immesso al commercio a partire dal 29 settembre del terzo anno successivo a quello di produzione delle uve) e il “Barco Reale”(come vino di un anno, pratica costante e razionale : ricordare il Brunello e il Vino Nobile). 
L’Arno è nei pressi. Risalendolo si oltrepassa Firenze fino a Pontassieve, da qui controcorrente alla Sieve si giunge a Rufina. Altro luogo di vitigni internazionali (pinot, merlot) che insieme al sangiovese e altri eventualmente aggiunti forniscono il Pomino (colore rosso rubino vivace, con sfumature granate più o meno intenso; odore vinoso, intenso e caratteristico; sapore asciutto, armonico, robusto, leggermente tannico nei prodotti giovani; circa dodici gradi).

[52] Questo breve “volo d’uccello” risulterà necessariamente limitato, sicuramente superficiale e certamente soggettivo.
[53] Le indicazioni organolettiche del vino sono riprese dal disciplinare.
[54] Corsi e ricorsi … … … !


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